lunedì 23 settembre 2013

Di pancia e di cuore

Io ho un'amica.
L'ho conosciuta grazie al mio primo blog, abitiamo vicine e abbiamo bambini della stessa età.
Siamo diventate amiche di pancia e di cuore, unite dalla comune passione per Ligabue e da tutte le diversità che ci legano:
io pennellona bionda che si veste di tutti i colori, lei piccola e bruna sempre vestita di scuro;
io impulsiva e caciarona, lei riflessiva e pacata;
io ottimista inguaribile con sprazzi di depressione, lei pessimista cosmica leopardiana con sprazzi di follia.
La mia amica ha un bimbo più grande di Emmepiccola di qualche mese, lei lo chiama il Cucciolo Bizzarro.
Anche lui e mio figlio sono diventati amici.
Hanno imparato a saltare sui tappeti elastici, ad andare in monopattino e sulla bici senza rotelle sempre insieme.
Quando andiamo in vacanza il primo souvenir che compra Emmepiccola è per il suo amico.
Se il Cucciolo Bizzarro è triste anche Emmepiccola lo diventa, se è allegro l'allegria raddoppia, se è nervoso pure mio figlio lo diventa.
Condividono giochi, carte di Yu-gi-oh e si parlano al telefono in un linguaggio che capiscono soltanto loro, ma tra loro si capiscono.
Sono amici di pancia e di cuore, come le madri.
E io, con questa madre, oggi piango.
Con lei ma non per lei.
Piango per quei bambini figli di genitori scellerati che gli hanno fatto cambiare scuola perché in classe con loro c'era un bambino autistico, e non sapranno mai quante cose avrebbero potuto condividere con lui, imparare da lui.
Come fa Emmepiccola con il suo amico Cucciolo Bizzarro.

8 commenti:

  1. CuccioloBizzarro e MammaDolce non meritano questo razzismo scellerato. Portano così tante cose belle nelle vite che toccano, che bisognerebbe fare la fila per farsi toccare... altroché.

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  2. Alle scuole dell'obbligo, anche se solo per un anno, ho avuto compagni con degli handicap. In prima elementare (più di trent'anni fa) trovai un bambino con la sindrome di Down. È passato moltissimo tempo, eppure me lo ricordo bene ancora: dolce, silenzioso, ma capace di fare carezze tenerissime. Fu bocciato. In prima media toccò al bambino autistico. Introversissimo, perso nelle proprie vibrazioni e con lo sguardo costantemente assente. Se ne stava principalmente con l'insegnante di sostegno, in un'aula a parte, visti i frequenti momenti di esuberanza in cui roteava pericolosamente le braccia. Dopo poche settimane, in seconda media, la famiglia lo ritirò dalla scuola (statale, ovviamente. Sempre andata alle statali, io) accusandola pubblicamente di voler isolare il figlio. A dodici anni non ne sapevo molto, ma mi sembrò un'accusa ingiusta. Crescendo, mi son persuasa (ho grandi amici che hanno fatto la specializzazione da insegnanti, un paio di cui anche quella per il sostegno) che in Italia il destino degli scolari diversamente abili sia condannato dalla solita inopia incartata di buonismo. Quel che il mio compagno di prima media non ebbe, e temo non abbiano tuttora i bambini nelle sue stesse condizioni, è un sostegno veramente tale. Perché un laureato in filosofia, lettere classiche/moderne o scienze naturali, sebbene con tre anni di formazione per insegnare (di cui uno solo destinato al sostegno, che implica pure, immagino, la didattica per dislessici, ragazzi con deficit d'attenzione e tante altre cose), per me non è abbastanza specializzato. E visto che gli spiccioli che lo Stato investe (?) annualmente nell'istruzione diventano sempre meno, a prescindere dal colore del Governo, non vedo come si possa migliorare. Lasciamo perdere poi il capitolo “assistenza economica e psicologica” alle famiglie dei ragazzi diversamente abili, che qui tu ne sai ancora più di me. È un'ingiustizia colossale.
    P.S. Com'è che m'eri sparita dai feed??

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  3. Ecco, finalmente posso commentare (maledetti smartphone!).
    Come potrai immaginare non ho molti commenti da fare a proposito (o forse ne avrei troppi, ma fanno male).
    Lascio quello che vorrei dire io ad una frase di Erri De Luca che ho sempre pensato vera, ma che dall'altro giorno non trova più molto riscontro con la realtà:
    "La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori."
    La tua amica leopardiana

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